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Jerusalem; (יְרוּשָׁלַיִם)

Yad VaShem (Letteralmente; “Mano a Dio”, in Ebraico: יד ושם)

Yad VaShem (Letteralmente; “Mano a Dio”, in Ebraico: יד ושם) Fondato il 19 agosto 1953, è l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Israele, istituito per «documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah preservando la memoria di ognuna delle sei milioni di vittime», nonché per ricordare e celebrare i non ebrei di diverse nazioni «che rischiarono le loro vite per aiutare gli ebrei durante la Shoah» e certificati fino al 1º gennaio 2018 in 26973 persone. L’ingresso è composto da un tunnel che unisce più stanze, ogni stanza racchiude argomenti differenti, la storia dovrebbe ormai essere impressa nelle nostre menti ma trovarsi di fronte ad una bambola fatta a mano da una giovanissima prigioniera nel campo di concentramento di “Terezin”, gli effetti personali ritrovati e conservati dopo che i corpi dei proprietari sono stati miseramente bruciati, fa un certo effetto. Una stanza è dedicata ai soldati che hanno partecipato allo sterminio, un’altra a coloro che hanno cercato di salvare gli ebrei e le storie che hanno ideato per raggiungere l’obbiettivo, una ricostruzione del treno che veniva utilizzato per caricare gli Ebrei pronti ad essere trasportati nei vari campi e il carrettino per i defunti simile a quello utilizzato nel periodo della lebbra. Infine la stanza più agghiacciante; buia e nera, ricca di stelle luminose in ricordo delle vittime più innocenti; bambini e neonati. Sola, in mezzo al buio, illuminata dalle stelle artificiali con una voce registrata che pronuncia nome, cognome e stato di provenienza del piccolo certificato di turno

Proseguendo oltre al muro del pianto ci addentriamo nei viali del quartiere Ebraico e, in un putpurì di razze e tradizioni, non si può non trovare un’antica strada Romana; “il Cardine” o “Cardo Romano”. Attraversando il viale si possono notare gli scavi, gli antichi negozi, i nuovi riportati allo splendore e dei fantastici dipinti/murales originali nel loro genere. Questo vicinissimo al confine dei quartieri con i loro mercati ai quali ci addentriamo terminata la contemplazione del dipinto di giovani pargoli, quello del passato e quello del futuro che si scambiano (pare) una cipolla! Purtroppo un giorno è poco per vedere con calma tutto e tutti e quattro i quartieri, ora sulla cartina ho notato che avrei necessitato di almeno un altro giorno per assaporare i viali e i variopinti decori dei quattro quartieri presenti in questo recinto di mura.

פיתה וזעתר – Pita e Za-atar

Ad un certo punto della storia del mediterraneo molte culture hanno iniziato a impastare acqua e farina per creare impasti da infornare e condire a piacimento. Tra i migliori panificatori c’erano gli egizi, scopritori della fermentazione e primi birrai della storia.
Più di quattromila anni fa in Mesopotamia si preparava un impasto che si modellava come un disco basso e schiacciato, con poca mollica e una tasca interna per ricche farciture. Più tardi questa ricetta si trasferì in Grecia con il nome di pita, o come si direbbe in lingua greca tradizionale pitta. Da qui si diffuse nel resto del mediterraneo. (Fonte).
La mia prediletta è la Pita con za-atar, una delle numerose spezie presenti tra i mercatini delle quattro zone che vanno a formare le aree distintive di Gerusalemme antica.

Moschea Turistica - מסגד תיירים
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